Il dialetto Napoletano

Il dialetto NAPOLETANO

Come l’italiano, Il dialetto napoletano proviene dal latino e dal greco. Importante variante della la lingua di Dante e Galileo, il napoletano ha ottenuto il titolo di seconda lingua ufficiale in Italia dopo essere stato riconosciuto lingua ufficiale dal’UNESCO. Al giorno d’oggi, il Napoletano è ancora una lingua molta viva per le strade di Napoli anche se la lingua ufficiale insegnata a scuola resta l’italiano. Inoltre, è una lingua romanza parlata da un poco meno di 6 milioni di persone. La storia di questo dialetto è affascinante quanto il suo uso oggi. Dopo più di 350 anni di civiltà greca dove Neapolis (Napoli al tempo dei Greci) aveva un posto commerciale più che importante, furono i Romani a colonizzare questa città e molte altre a farne il più grande impero del periodo e questo per quasi 7 secoli. I romani erano affascinati dalla cultura greca di questa città tanto dalla sua architettura quanto dai suoi costumi. La vegetazione rigogliosa e un clima temperato furono anche punti di forza di Napoli poiché diverse grandi figure di Roma amavano lasciare la capitale e trovare un po ‘di pace e riposo nella città. Neapolis era stata scelta anche come luogo di educazione e approfondimento. Questa miscela di culture ha dato vita a un « latino popolare » che fu parlato fino al’ Alto Medioevo. Oggi, il napoletano è soprattuto parlato in Campania ma anche in alcune regione intorno come in Molise o in Calabria. 

Il fatto che il napoletano sia un dialetto non fa de lui una lingua dimenticata che scompare, al contrario è molto presente nella cultura italiana, tanto con il cinema, la musica, la letteratura quanto nella boca degli napoletani con espressioni tipiche. Ad esempio, al livello culturale, è certo que conoscete almeno una de queste opere: Gomorra, il famoso libro (e film dopo) di Roberto Saviano sulla mafia napoletana (2006), L’intervallo, un film di Leornardo di Costanzo in dialetto napoletano (2012). Si si, questi film sono napoletani e moderni. Esistono anche canzoni famose come questa di Massimo Ranieri, Era de Maggio (1980), ad esempio, o Torna a Surriento di Luciano Pavarotti. D’altra parte, i napoletani usano quotidianamente loro propri espressioni come ogni dialetto, come questa: “Acqua ‘e maggio, parole ‘e sagge”, que vuole letteralmente dire che l’acqua di maggio cade con la stessa frequenza con cui arrivano le parole di un uomo saggio. Come altro esempio, esiste l’espressione  “A capa ‘e sotto fa perdere ‘a capa ‘e coppa. Un modo tutt’altro che voglia dire che gli istinti sessuali spesso ci fanno perdere la testa. Originale, no ?

Tutti questo per mostrarvi la presenza della lingua Napoletana oggi in tutte le sue forme, questo bello dialetto che vive e persiste nel nostro mondo ricchissimo di diversità.

Judith Henry e Simon Panthou.

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