Orsi in Trentino, arriva il boicottaggio dei turisti. E dai ranger americani i consigli in caso di incontro

a cura della redazione Cronaca – 07 MAGGIO 2023

Orsi in Trentino, arriva il boicottaggio dei turisti. E dai ranger americani i consigli in caso di incontro

Non bisogna scappare (corrono più veloci di noi), arrampicarsi sugli alberi (ci arrivano prima), guardarli negli occhi. Intanto ci sono prenotazioni cancellate. A preoccupare è soprattutto la mancanza di informazione. « Serve dire la verità ». E spiegare come comportarsi

La presenza degli orsi in Trentino e nelle vallate confinanti dell’Alto Adige dove c’è anche la problematica legata ai branchi di lupi, influirà sul turismo della prossima estate. Le segnalazioni di orsi nei boschi, anche vicino ai centri abitati, sono continue e generano preoccupazione tra la popolazione locale e potenziali turisti.

Nelle provincie di Trento e Bolzano il turismo soprattutto nelle località di montagna è sostentamento economico, è vita. Se a fine degli anni ’90 la ripopolazione dell’orso bruno alle pendici del massiccio del Brenta era diventata per alcuni aspetti un volano turistico (l’orso appariva su ogni volantino, brochure o manifesto prodotto da Provincia Autonoma o aziende di soggiorno interessate), ora con l’aggressione mortale ad Andrea Papi nel pomeriggio del 5 aprile da parte dell’orsa JJ4, c’è il forte rischio di ottenere l’effetto opposto.

La richiesta di informazioni

Nell’ultimo mese assieme alle richieste di informazione da parte di possibili vacanzieri sono arrivate anche molte disdette. Gli operatori turistici delle zone interessate non forniscono dettagliate informazioni limitandosi a dire « hanno chiamato o scritto e-mail chiedendo informazioni », mentre dall’Alto Adige l’allarme è chiaro. La Provincia Autonoma di Bolzano è intervenuta con una nota nella quale, oltre a rivelare che sul territorio sono presenti tre orsi maschi, spiega che « le misure adottate sono incentrate sulla prevenzione e la dissuasione » e che « la priorità assoluta rimane quella di garantire la sicurezza della popolazione e degli ospiti che soggiornano sul nostro territorio ».

Una chiarificazione dopo la preoccupazione ed incertezza espressa da decine di cittadini tedeschi che hanno contattato sia al Consolato generale di Germania a Milano che a quello onorario a Bolzano. In Alto Adige i contadini sono preoccupati da diverso tempo sia per la presenza dell’orso ma soprattutto dei lupi che sbranano le pecore e incutono paura.

« Boicottare non per gli orsi ma per la politica »

Ora, però, iniziano ad allarmarsi anche gli albergatori che segnalano diverse disdette. Lo stesso presidente degli albergatori altoatesini dell’Hgv, Manfred Pinzger dice, « serve dire la verità, non è vero che l’orso non esiste » e non nasconde che dalla Val d’Ultimo e Val Martello, le due vallate più vicine a Val di Non e Sole in Trentino dove vivono gli orsi, arrivano più disdette. La Provincia Autonoma di Trento e Trentino Marketing hanno preparato un vademecum sul comportamento da tenere in caso di incontro con un orso. Molto forti sono i commenti da parte delle associazioni animaliste che indicano di « boicottare » il turismo non per la presenza degli orsi, bensì per la politica adottata dalla Provincia Autonoma presieduta da Maurizio Fugatti che è quella dell’uccisione dei plantigradi.

25 maggio: la decisione del Tar

Il prossimo 25 maggio il Tar di Trento entrerà nel merito se procedere all’abbattimento dell’orsa JJ4, e quindi sbloccare l’ordinanza di Fugatti, oppure optare – ipotesi che sta prendendo sempre più piede – per un trasferimento dell’orsa e di altri esemplari considerati problematici in santuari-rifugi all’estero: due strutture tedesche si sono offerte ad ospitare JJ4. Infine, in bassa Val di Non, sempre sulle pendici del monte Peller, la ‘montagna degli orsi’, l’orso è stato avvistato pochi giorni fa lungo il Sentiero Margherita nei pressi del centro abitato di Cunevo dove ci sono parchi giochi e campi sportivi.

Il sindaco di Contà, Fulvio Zanon ha scritto una lettera al presidente Fugatti, all’assessora all’agricoltura e alle foreste Giulia Zanotelli e al commissario del governo Filippo Santarelli avvertendoli di « segnalazioni costanti circa la presenza dell’orso sul territorio comunale che stanno generando paura e preoccupazione nelle famiglie e in tutta la comunità ». Il primo cittadino ha sottolineato il fatto che « l’orso è stato avvistato anche sul Sentiero Margherita, in questo periodo particolarmente frequentato da famiglie e bambini, trattandosi di un percorso di facile accessibilità anche con i passeggini ».

I consigli dei ranger americani

Nei boschi dove ci sono gli orsi, bisogna camminare in gruppo e non da soli e fare molto rumore, parlando, cantando e battendo le mani. I plantigradi sentono la presenza umana e si allontanano. Non bisogna lasciare cibo in giro (li attira) ed è meglio evitare di portare cani (li irritano).

Sono i primi consigli che danno i ranger americani sul sito del National Park Service statunitense, l’ufficio federale che si occupa del coordinamento dei 424 parchi nazionali.

Se si incontra un orso, non bisogna scappare (è più veloce di noi), arrampicarsi sugli alberi (lo fa meglio di noi) né guardarlo negli occhi (lo vede come una sfida). Bisogna invece parlargli con calma, agitare le braccia sopra la testa ed allontanarsi senza correre e senza perderlo di vista.

È possibile che l’orso faccia un falso attacco per allontanare l’intruso: viene addosso a salti e si ferma poco prima. Non bisogna cambiare atteggiamento: si deve continuare ad allontanarsi con calma e non mettersi a correre (lo fa innervosire). Nel caso (raro) di un attacco, bisogna reagire con tutto quello che si ha: bastoni, pietre, pugni. Gli esperti Usa raccomandano lo spray per orsi, che però da noi è vietato.

I ranger americani consigliano di informarsi con i gestori dei parchi sulla presenza di plantigradi e sul comportamento da tenere, ma non invitano le persone a evitare le zone dove vivono. « Non lasciare che la tua paura ti trattenga », scrivono: « essere prudenti e prendere la giuste precauzioni può aiutarti a stare sicuro mentre ti diverti intorno agli orsi ».

Repubblica : https://www.repubblica.it/cronaca/2023/05/07/news/orsi_in_trentino_arriva_il_boicottaggio_dei_turisti-399104043/?ref=RHLF-BG-I399113333-P5-S1-T1

L’Italia si è accorciata di un metro

di Francesco Oliva – 06 MAGGIO 2023

L'Italia si è accorciata di un metro, il maltempo frantuma il costone roccioso del Capo di Leuca: "Il Tacco dello Stivale si è rotto"

Le violente mareggiate degli ultimi giorni hanno intaccato gli scogli del lembo di terra più a sud della penisola a Punta Ristola. Ma potrebbe essere anche colpa di un veliero


L’Italia, un metro più corta. Il motivo? Si è rotto il Tacco. E non è una battuta ma la realtà dei fatti. A causa delle violente mareggiate degli ultimi giorni, infatti, nella zona di Santa Maria di Leuca, si è staccato un pezzo di costone roccioso dal lembo di terra più a sud della penisola che, a differenza di quanto si possa credere, è collocato a Punta Ristola e non a Punta Meliso, punto in cui sorge il faro e la Basilicata De Finibus Terrae.

Il giallo del veliero

E l’Italia ha ridotto di un metro la sua lunghezza. Le cause del distacco potrebbero essere legate all’impatto di un veliero fantasma che, a causa della forza del mare sul litorale, si è poi infranto lungo la costa. Ma al riguardo non ci sono certezze. Purtroppo, e questo è certo, l’intera zona è stata flagellata dalla violenza del maestrale: danni seri si sono registrati nei pressi del Lido Giulia, lo stabilimento balneare che sorge sul Lungomare Cristoforo Colombo.

I danni del maltempo

La struttura ha subito notevoli conseguenze. Sono state divelte le pedane in legno installate in vista della prossima stagione estiva. Molte sono finite in mare, mentre altre sono state scaraventate sulla scogliera sottostante. E poi c’è il problema dell’erosione che rende fragile la costa salentina.

Il mare in tempesta aveva inoltre affondato una barca a vela di 10 metri di lunghezza ormeggiata in località Punta Ristola. La buona sorte ha voluto che a bordo non ci fosse nessuno. Nel frattempo, però, l’Italia si è accorciata di un metro.

Repubblica : https://bari.repubblica.it/cronaca/2023/05/06/news/litalia_si_e_accorciata_di_un_metro_si_e_rotto_il_costone_roccioso_di_leuca_-399026378/?ref=RHLF-BG-P10-S1-T1

« Iniziammo a parlare di rinnovabili ma eravamo considerati eretici »

Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, racconta come in 50 anni da argomento ai margini l’energia pulita è diventata centrale per lo sviluppo e per l’ambiente

20 AGOSTO 2022 – di Marco Panara

Gianni Silvestrini (1) è un pioniere. Ha cominciato a occuparsi di energie rinnovabili scrivendo la sua tesi di laurea nel 1975, appena tre anni dopo l’uscita di quella pietra miliare che è ‘I limiti dello sviluppo’, il rapporto commissionato dal Club di Roma al Mit di Boston. Allora l’energia rinnovabile era un tema esoterico, una ipotesi, una utopia. Aostano trapiantato a Palermo, Silvestrini ha passato i successivi 47 anni a girare l’Italia e il mondo studiando, proponendo e promuovendo le energie rinnovabili. Lo stato dell’arte sulla materia è il suo ultimo libro, Che cos’è l’energia rinnovabile oggi appena pubblicato da Edizioni Ambiente.

Chi parlava di energie rinnovabili nel 1975?

« Cominciava ad esserci qualche articolo, soprattutto negli Stati Uniti, ma era un mondo del tutto marginale e chi se ne occupava era considerato un eretico. Proprio quell’anno Feltrinelli pubblicò un libro di Giovanni Battista Zorzoli, del quale poi sono diventato amico e con il quale ho collaborato in varie occasioni. Quel libro, Il dilemma energetico. Per un nuovo Medioevo tecnocratico o un nuovo umanesimo socialista?, probabilmente il primo in Italia su quel tema, mi aprì nuove prospettive. Pensando a quei tempi mi colpisce ancora di più un rapporto recente della International Energy Agency (IEA), che ha sempre guardato con sufficienza il mondo delle rinnovabili, nel quale si afferma che tra il 2021 e il 2026 il 95% della nuova capacità di produzione elettrica istallata nel mondo sarà da fonti rinnovabili ».

Una buona notizia, ma è una previsione credibile?

« Direi di sì, i prezzi degli impianti fotovoltaici ed eolici on shore sono crollati e mi ha colpito il fatto che nelle ultime settimane un bando portoghese per l’istallazione di un impianto fotovoltaico galleggiante e alcuni bandi statunitensi per impianti eolici offshore prevedano che il vincitore paghi il governo. Il contrario degli incentivi, vuol dire che i prezzi industriali sono scesi tanto da rendere queste fonti remunerative ».

Fonte : https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/08/20/news/ecologista_chi_gianni_silvestrini-362125433/?ref=RHVS-VS-I271182744-P3-S4-T1

(1) Gianni Silvestrini : è nato ad Aosta nel 1947, si è laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria Chimica. Dal 1977 al 1996 ha svolto l’attività di ricercatore presso l’Università di Palermo e il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, principale ente pubblico di ricerca italiano) nel campo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle politiche energetiche. Dal 2004 al 2007 ha svolto attività di ricerca e didattica presso il Politecnico di Milano, dove fudove è responsabile del master “Ridef – reinventare l’energia”. È direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista e del portale QualEnergia.it :  https://www.qualenergia.it/ 

Fonti : https://palermomediterranea.it/persone/gianni-silvestrini/https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Silvestrini

Riciclo, meno costi e più efficienza: Italia al top in Europa sugli imballaggi

Il sistema di recupero degli imballaggi che fa capo al Conai (1) brilla nel confronto con gli altri Paesi europei. Lo studio Università Bocconi e Wuppertal InstitutConai: in arrivo il questionario via Pec | Confcommercio Ascom Imola

(1) CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) è un Consorzio privato che opera senza fini di lucro per il recupero e il riciclo dei sei materiali da imballaggio: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, bioplastica e vetro. Al Sistema Consortile, nato nel 1997, aderiscono circa 760.000 imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi

28 GIUGNO 2022 – di Luigi dell’Oli

Abituati a narrare dei ritardi italiani quando si tratta di fare confronti internazionali su svariati temi di carattere economico e sociale, rischiamo di far passare sotto silenzio anche le esperienze virtuose. Uno dei settori nei quali l’Italia ha raggiunto livelli di eccellenza è il riciclo degli imballaggi, sia dal punto di vista delle quantità, sia dei costi. È quanto emerge da uno studio condotto da Green (Centre for Geography, Resources, Environment, Energy and Networks) – Università Bocconi e dal Wuppertal Institut, intitolato “Screening the efficiency of packaging waste in Europe”.

Lo studio

Dal 2005 l’Europa ha introdotto per i suoi Stati l’obbligo di istituire un regime di responsabilità estesa del produttore per gestire gli imballaggi quando diventano rifiuti: chi produce imballaggi è responsabile anche del loro fine vita. I Paesi hanno costruito diversi modelli di gestione dei rifiuti di imballaggio, ognuno con specificità proprie. Quello italiano, rappresentato da Conai, è risultato essere uno dei più efficienti e meno costosi.

In termini di efficienza, il sistema adottato dalla Penisola è meno costoso di Spagna, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio, Francia e Germania. “I dati dello studio smentiscono la credenza per cui a risultati di riciclo migliori corrispondono costi più alti per il tessuto imprenditoriale: e infatti abbiamo appena abbassato la maggior parte dei contributi ambientali Conai, ponendoci tra i Paesi europei che hanno apportato le riduzioni più consistenti”, rivendica Luca Ruini, presidente del consorzio di settore. “Dalla ricerca emerge un altro dato di grande importanza: insieme a Francia, Estonia e Repubblica Ceca, siamo il Paese che nella gestione dei rifiuti vanta il maggior livello di trasparenza”, aggiunge.

Avanti sull’economia circolare

Per Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, i risultati emersi nello studio sono testimonianza “dell’eccellenza (raggiunta, ndr) dall’Italia nel sistema di gestione degli imballaggi. Sui temi dell’economia circolare l’Italia spicca nel confronto europeo. La necessità di accelerare il passaggio verso l’economia circolare, del resto, non è mai stata così chiara e urgente: l’estrazione e la lavorazione delle risorse materiali è responsabile della metà delle emissioni di gas effetto serra e del 90% della perdita di biodiversità”, prosegue il rappresentante italiano a Bruxelles.

“Ancora una volta il ruolo delle organizzazioni di responsabilità estesa del produttore si rivela fondamentale per un’efficace transizione verso l’economia circolare”, sottolinea Simona Bonafè, deputata al Parlamento Europeo. “I dati riportati dalla ricerca evidenziano il contributo di queste organizzazioni per raggiungere gli obiettivi di riciclo presenti nella direttiva Imballaggi. In questo settore l´Italia è all’avanguardia e l’esperienza del Conai rappresenta una best practice nella gestione dei rifiuti da cui trarre esempio a livello europeo”.

L’onorevole Chiara Braga sottolinea che nella prospettiva dell’economia circolare, “nel sistema del riciclo la questione della dotazione impiantistica resta però la questione principale. La dotazione di impianti, ma anche la loro diffusione e presenza sul territorio, sono fondamentali per il nostro Paese”.

Per Gentiloni, le crisi legate alla pandemia e alla guerra in Ucraina rendono ancora più urgente “ridurre la dipendenza dell’Europa dall’utilizzo di risorse naturali, combustibili fossili e fornitori esteri”. Da qui l’indicazione a puntare in modo ancora più deciso su transizione energetica e sviluppo dell’economia circolare.

https://www.repubblica.it/dossier/economia/valore-italia/2022/06/28/news/riciclo_meno_costi_e_piu_efficienza_italia_al_top_in_europa_sugli_imballaggi-355791853/?ref=RHVS-BI-I271136761-P11-S3-T1

Appello degli scienziati alla politica: « Abbattuto il muro delle 100mila firme »

09 AGOSTO 2022 – di Cristina NadottiAppello degli scienziati alla politica: "Abbattuto il muro delle 100mila firme"

La quota simbolica di 100mila firme è stata superata in neanche sei giorni. La lettera appello degli scienziati alla politica, perché metta al centro dei suoi programmi in vista delle elezioni la crisi climatica, si avvia a essere tra le prime cento petizioni nella storia di Change.org Italia. È un traguardo impressionante in termini di numeri, specchio di un Paese in cui, pur nell’agosto di solito sonnacchioso, sotto l’ombrellone, in montagna o nelle città, 100mila cittadini hanno deciso di dare un segnale forte in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre.

Pasini (Cnr): “Scrivono anche tanti ragazzi per chiederci come possono aiutarci »

Fonte : https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/08/09/news/appello_scienziati_clima_politica_oltre_100mila-360909951/?ref=RHTP-BG-I360325665-P13-S1-T1

Cuccioli di lupo, ecco cosa fare quando li trovate.

Due i recenti casi in cui persone in buona fede hanno raccolto un piccolo scambiandolo per un cagnolino: ma così diventa difficile reintrodurlo in ambiente e riportarlo al suo branco. La campagna informativa di Wolf Apennine Center e Regione Emilia-Romagna

06 AGOSTO 2022 – di Micol Lavinia Lundari Perini

Nei giorni scorsi, in luoghi diversi, sono stati avvistati da persone di passaggio due cuccioli di lupo, nel territorio di Parma, di competenza del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. In entrambi i casi chi li ha notati li ha prelevati, scambiandoli spesso per cani, credendo di soccorrerli e salvarli, e solo in un secondo momento si è rivolto alle strutture competenti. Un intervento fatto in buona fede ma che anziché aiutare i cuccioli, rischia di metterli in pericolo o di condannarli a morte. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha lanciato una campagna per far conoscere come comportarsi in casi del genere: cosa fare e soprattutto cosa non fare.

foto Alberto Tovoli (Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone)
foto Alberto Tovoli (Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone) 

« Fino a dieci o venti anni era impossibile trovare cuccioli di lupo, perché le cucciolate vedevano la luce in angoli nascosti dei boschi. Ora il lupo è diffuso ovunque, si è espanso nelle aree antropizzate, e può capitare che ci si imbatta in cucciolate o in esemplari di età molto giovane », spiega Luigi Molinari, tecnico faunistico del Parco Tosco-Emiliano. « Purtroppo in molte persone scatta l’istinto di protezione, di fronte a un cucciolo o un esemplare ipoteticamente in difficoltà, pensano a metterlo in salvo prelevandolo da dove si trova. Ma questo per il lupo è un problema grosso: la sua reintroduzione in natura è molto complessa, perché occorre essere certi che lì ritroverà il suo nucleo famigliare, ed è complicato anche per gli adulti, molto più che per gli ungulati selvatici come il cervo o il capriolo ».

Molinari racconta come sono avvenuti gli avvistamenti nel Parmense: « Nel primo caso, la famiglia che ha trovato il cucciolo abita molto vicino al punto in cui si trovava la cucciolata. Nel secondo caso, invece, un lupetto è rimasto in mezzo alla strada: il suo branco probabilmente si stava spostando in cerca di acqua, e lui è rimasto indietro. Chi l’ha raccolto l’ha scambiato per un cane e l’ha prelevato ».

foto Paolo Taranto (Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone)
foto Paolo Taranto (Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone) 

« Anche se nella maggior parte dei casi avviene in buona fede, il prelievo di cuccioli di lupo dalla natura è assolutamente da evitare », ha chiarito nei giorni scorsi il Wolf Apennine Center, dopo questi episodi. »Il prelievo di un cucciolo di poche settimane o mesi d’età, oltre ad essere illegale, può condannare quell’individuo a morte o a una vita in cattività. Infatti, il suo ricollocamento in natura, anche se tempestivo ed effettuato da personale competente, è un’operazione complessa e con alte probabilità di insuccesso in quanto, perché vada a buon fine, è necessario che il cucciolo riesca a riassociarsi con il suo nucleo familiare nell’arco di poche ore ».

Cosa fare e non fare in caso di avvistamento di cuccioli di lupo?

Cosa fare però se ci si imbatte in un cucciolo di lupo che pare solo o in difficoltà? Spiega ancora il Wolf Apennine Center: « E’ buona norma rimanere distanti senza farsi notare ed evitando di recare disturbo. In particolare, è assolutamente da evitare il fornire cibo ai cuccioli in quanto, soprattutto nelle fasi sensibili di sviluppo, questo potrebbe portarli ad associare la presenza dell’uomo al cibo, predisponendoli ad abituazione e, quindi, possibile maggiore confidenza nei confronti dell’uomo ». Il medesimo comportamento si deve tenere anche in caso di avvistamenti di cuccioli in difficoltà: « Evitate di avvicinarvi, disturbarli, toccarli o dargli da mangiare e contattate il Centro recupero animali selvatici autorizzato di riferimento ». La Regione in particolar modo indica come riferimento il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica di Monte Adone (Bologna)

Avvistamento di un cucciolo di lupo: come si interviene

Ma cosa accade dopo l’avvistamento e la corretta segnalazione? Lo spiega Elisa Berti del centro Monte Adone, che ha collaborato col Wolf Apennine Center: « Noi interveniamo per capire se il cucciolo sta bene e se si è allontanato dal suo nucleo famigliare, collaboriamo col Parco che si occupa di individuarlo attraverso fototrappole o wolf howling. Una volta individuato il branco di appartenenza, si cerca di fare il ricollocamento. Se invece il cucciolo ha bisogno di essere ricoverato, viene ospitato nella nostra struttura finché non è in grado di tornare in natura. Ma il reinserimento di un cucciolo – chiarisce Berti – non è affatto semplice: bisogna essere certi che si possa ricongiungere con la sua famiglia e, per quanto riguarda il monitoraggio, non si possono applicare i radiocollari che si utilizzano con gli esemplari adulti. Occorre ricorrere a collari Vhf creati ad hoc, piccoli e leggeri, predisposti dai tecnici del Wolf Apennine Center per staccarsi nell’arco di un mese: facilitano il monitoraggio dei primi spostamenti del lupo e l’eventuale associazione al branco di origine ».

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2022/08/06/news/emiliaromagna_cuccioli_di_lupo_cosa_fare_in_caso_di_avvistamenti-360594185/?ref=RHTP-VS-I270681067-P22-S4-T1

 

Lettera aperta degli scienziati del clima alla politica italiana

La comunità scientifica chiede che la lotta alla crisi climatica venga posta in cima all’agenda politica e offre il suo contributo per elaborare soluzioni e azioni concret

03 AGOSTO 2022

La scienza del clima ci mostra da tempo che l’Italia, inserita nel contesto di un hot spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull’uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive.

Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e altri fenomeni meteo-climatici vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.

Per un grado di riscaldamento globale in più rispetto al presente, ad esempio, si avranno mediamente su scala globale un aumento del 100% della frequenza di ondate di calore e tra il 30 e il 40% di aumento della frequenza di inondazioni e siccità, con una conseguente diminuzione del benessere e del prodotto interno lordo. Nel Mediterraneo e in Italia, poi, la situazione potrebbe essere anche più critica, in quanto, ad esempio, si hanno già chiare evidenze di aumenti di ondate di calore e siccità, di ritiro dei ghiacciai alpini, di aumento delle ondate di calore marine e, in parte, di aumento degli eventi estremi di precipitazione.

In questo contesto, ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E oggi, l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo.

In particolare, nella situazione attuale appare urgente porre in essere azioni di adattamento che rendano noi e i nostri territori più resilienti a ondate di calore, siccità, eventi estremi di precipitazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura; azioni che non seguano una logica emergenziale ma di pianificazione e programmazione strutturale.

A causa dell’inerzia del clima, i fenomeni che vediamo oggi saranno inevitabili anche in futuro, e dunque dobbiamo gestirli con la messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive, investendo con decisione e celerità le risorse peraltro disponibili del PNRR. Allo stesso tempo, dobbiamo anche fare in modo che la situazione non si aggravi ulteriormente e diventi di fatto ingestibile, come avverrebbe negli scenari climatici peggiori. Per questo dobbiamo spingere fortemente sulla riduzione delle nostre emissioni di gas serra, decarbonizzando e rendendo circolare la nostra economia, accelerando il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica.

Come scienziati del clima siamo pronti a fornire il nostro contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci, ma chiediamo con forza alla politica di considerare la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare, perché mina alla base tutto il nostro futuro.

Ci auguriamo dunque elaborazioni di programmi politici approfonditi su questi temi e una pronta azione del prossimo governo per la lotta alla crisi climatica e ai suoi impatti.

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/08/03/news/crisi_climatica_lettera_aperta_scienziati_politica_italiana-360156752/?ref=RHVS-VS-I271182744-P3-S1-T1

Fridays for Future a Torino: « Così possiamo salvare il Pianeta »

Giovani provenienti da 45 Paesi si incontrano per 5 giorni nel capoluogo piemontese per discutere, approfondire ma anche conoscersi ma soprattutto per preparare due appuntamenti: lo sciopero globale per il clima del 23 settembre e la COP27

25 LUGLIO 2022 – di Giacomo Talignani

A Torino, nei giorni più caldi dell’anno, centinaia di giovani cercheranno una cura condivisa per il Pianeta bollente. Una medicina che passa per una strategia: quella utile a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica all’azione necessaria contro le emissioni e l’avanzata della crisi climatica, contro le ingiustizie sociali e climatiche. Lo scopo finale è anche prepararsi a due eventi cruciali: lo sciopero mondiale per il clima previsto per il 23 settembre e la COP27 che in autunno si terrà in Egitto. Così, con lo spirito di ritrovarsi dal vivo e discutere, approfondire, confrontarsi e imparare, nel capoluogo torinese da oggi sino al 29 luglio si svolgeranno in contemporanea due eventi: il raduno internazionale dei Fridays For Future e  il primo Climate Social Camp.

Il primo è di fatto l’incontro di tutti gli attivisti europei e non solo, gli stessi che nel 2019 si diedero appuntamento a Losanna in un primo grande raduno ma poi a causa della pandemia non riuscirono più a programmare eventi dal vivo. Il secondo è invece un vero e proprio campeggio al Parco della Colletta dove i ragazzi in arrivo da tutta Europa, circa un migliaio, dormiranno in tenda e daranno vita a una serie di incontri, workshop e anche momenti ricreativi.

All’intera cinque giorni è prevista la partecipazione di almeno 500 attivisti provenienti da oltre 45 paesi. In città sono già arrivati rappresentati dall’Uganda sino al Brasile mentre Greta Thunberg, la giovane svedese che con il suo primo « sciopero per il clima » ha ispirato il movimento Fridays For Future non sarà presente. Da tempo Greta ha scelto, a livello di comunicazione, di farsi da parte per lasciare spazio ai volti e i rappresentati soprattutto dei giovani che vivono nei paesi  « Mapa » (Most ffected peoples and areas), i più colpiti dagli effetti della crisi climatica: per questo motivo probabilmente anche a Torino la svedese non salirà sul palco preferendo dare voce ad altri, esattamente come è accaduto in passato anche con la sua « collega » e amica Vanessa Nakate di FFF Uganda.

A Torino, città che in questo luglio torrido ha sfiorato i 40 gradi e mostra un Po sempre più in secca simbolo della crisi idrica che sta vivendo l’Italia, gli attivisti in arrivo da tutto il mondo si confronteranno all’interno di una serie di workshop, dibattiti e laboratori necessari per programmare le battaglie necessarie per contrastare la crisi climatica, sempre ricordando – come ha scritto Greta sui social – che quella che stiamo vivendo « non è « la nuova normalità ». La crisi climatica continuerà a intensificarsi e a peggiorare fintanto che metteremo la testa sotto la sabbia e daremo la priorità al profitto e all’avidità rispetto alle persone e al Pianeta ».

Durante la cinque giorni inoltre sono previsti una serie di incontri al Campus Luigi Einaudi, eventi a cui prenderanno parte scrittori, giornalisti, esperti del Cnr e docenti universitari. Tra i temi in programma nei vari incontri quello della decarbonizzazione, della sopravvivenza dei popoli indigeni, l’importanza della riforestazione, l’ « eco-ansia », la questione dei rifugiati climatici, la nuova tassonomia verde in Europa e tanto altro. Tra gli invitati a parlare anche Stefano Geuna e Guido Saracco, rettori dell’Università di Torino e del Politecnico, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, Michele De Palma, segretario Fiom e in un panel previsto per venerdì 29 e dedicato all’informazione anche diversi direttori di giornali tra cui Maurizio Molinari della Repubblica, Riccardo Luna di Green&Blue, Massimo Gianni de La Stampa e tanti altri.

Luciana Castellina e Carlo Petrini con gli attivisti di Fridays for FutureLuciana Castellina e Carlo Petrini con gli attivisti di Fridays for Future a Torino (fotogramma)

Luciana Castellina : storica fondatrice de Il Manifesto (quotidiano fondato nel 1969 da membri del Partito Comunista Italiano) e presidente onoraria ARCI (Associazione ricreativa e culturale italiana, un’associazione di promozione sociale fondata a Firenze il 26 maggio 1957)

La sera, al Climate Social Camp, spazio poi a una serie di attività ludiche, musicali (previsto un incontro con La Rappresentate di Lista e altre band) e sportive con lo scopo di fare gruppo fra i presenti, ma anche di coinvolgere la cittadinanza. Infine, venerdì mattina è previsto il consueto sciopero del clima che questa volta si trasformerà in una manifestazione dal respiro internazionale con lo scopo di ricordare che un altro respiro, quello della Terra, sta finendo se « non invertiremo presto la rotta dell’emergenza climatica in corso » sostengono da Fridays For Future.

Fonte : https://www.greenandblue.it/2022/07/25/news/greta_e_i_fridays_for_future_a_torino_cosi_possiamo_salvare_il_pianeta-359099121/

I 100 anni dei Parchi Nazionali del Gran Paradiso e dell’Abruzzo, Lazio e Molise

Nati nel 1922 i due Parchi sono diventati un modello di riferimento che ha permesso, a partire dal 1991 la nascita di tanti altri Parchi nazionali. In occasione del loro centenario decine di eventi permettono di conoscere le meraviglie che custodiscono

25 LUGLIO 202

Facciamo un gioco. Quale animale vi viene in mente pensando al Parco Nazionale Gran Paradiso? E a quello d’Abruzzo, Lazio e Molise? Se avete risposto lo stambecco per il primo e l’orso per il secondo non siete soli. Sono entrambi gli animali simbolo dei parchi che li proteggono, talmente iconici da comparire nei loghi di entrambe le istituzioni. Però questi due Parchi sono molto di più. Nei cent’anni della loro storia (sono entrambi stati fondati nel 1922) hanno lavorato per salvaguardare il patrimonio naturale dei propri territori facendosi promotori di nuovi stili di vita in armonia con la natura, proteggendo e valorizzando l’ambiente e le biodiversità che custodiscono, biodiversità formata dalla varietà degli organismi viventi: non solo dunque l’orso e lo stambecco, ma anche tutte le specie minori, gli insetti e la varietà faunistica che i territori offrono.

Orso bruno marsicano. Foto: Angelina Iannarelli - PNALM
Orso bruno marsicano. Foto: Angelina Iannarelli – PNALM

Disputa tra due stambecchi maschi adulti. Foto: Dario De Siena - PNGP
Disputa tra due stambecchi maschi adulti. Foto: Dario De Siena – PNGP 

Fonte : https://www.repubblica.it/native/viaggi/2022/07/25/news/alla_scoperta_delle_biodiversita_e_del_territorio_gli_eventi_per_i_100_anni_dei_parchi_nazionali_del_gran_paradiso_e_della-357932781/

PreCop 26 a Milano

Da giovedì 30 settembre a sabato 02 ottobre si terrà a Milano la PreCop, ultima tappa prima del vertice Onu di Glasgow che deciderà le sorti della lotta al riscaldamento globale.

Sarà preceduta dall’evento “Youth4Climate: Driving Ambition”, cui parteciperanno circa 400 rappresentanti da 195 Paesi, con un’età compresa tra i 18 e i 29 anni. Dal 28 settembre fino alla mattinata del 30, i giovani avranno come missione di preparare una carta negoziale con proposte concrete per il clima che dovrà essere recepita dai 59 ministri dell’Ambiente in rappresentanza dei paesi partecipanti alla Cop26.

 

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